Golem

L’occhio del Golem

NUOVA VERSIONE 2018, con una nuova interpretazione dell’occhio e del cuore, in mostra a Praga a maggio 2018!
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titolo: L’occhio del Golem
tecnica: stampa inkjet e laser su carta e pellicola, specchio autoadesivo, plexiglass, poliplat, cartone
dimensioni: installazione cilindrica, composta da 96 tavole e un elemento centrale, misura complessiva: diametro 82 cm, altezza 121 cm / nuova versione: diametro 50 cm, altezza 80/170 cm
anno: 2000-2001
© Maria Korporal

golem-01La leggenda ebraica del Golem, un fantoccio d’argilla che può essere animato con poteri cabbalistici, è stata da sempre un punto di partenza per molti creativi, dagli scrittori ai cineasti, dai filosofi agli scienzati. Molti lo hanno trasformato in un simbolo della tecnologia, altri considerano il Golem rappresentativo del pensiero moderno in assoluto, capace di adattarsi alle circonstanze e al tempo presente. Nel suo saggio l’artista ne presenta alcuni varianti.
Maria Korporal ha realizzato la sua interpretazione dell’universo golemico con l’opera “L’occhio del Golem”. L’installazione ha una forma cilindrica ed è sospesa al soffitto. Essa raffigura all’esterno un paesaggio urbano, mentre all’interno si svolge uno spettacolo del tutto diverso, composto di specchi: la parte interna diventa spazio infinito. L’opera ha dunque un lato esterno ed uno interno, rappresentando due mondi diversi e contrapposti, ma allo stesso tempo dipendenti l’uno dall’altro.

intervista:
Da dove è nato il tuo interesse per il Golem?
M.K.: “Il mio primo incontro con il Golem è avvenuto durante la lettura del romanzo The Golem di Gustav Meyrink, all’inizio del 2000. Avevo già letto altri libri di questo autore, ma questo mi ha colpito di più. Ho fatto una serie di ricerche in Internet sul Golem e ho trovato un mucchio di cose interessanti. Poi è nata l’idea di dedicarci un’opera d’arte.”
In che senso consideri il Golem un simbolo della tecnologia, o il rappresentante del pensiero moderno?
M.K.: “Ho appreso l’idea del Golem come simbolo della tecnologia ecc. solo durante la lettura di articoli e libri al riguardo. Il Golem simbolo della tecnologia è un’idea molto interessante e ponderata, ma personalmente preferisco immaginare il Golem come simbolo dell’immaginario moderno. Le mie opere (anche quelle realizzate prima del Golem) sono costruite tutte in strutture di teleschermi fittizi. Penso che l’immaginario del genere umano nel mondo contemporaneo si svolga in gran parte attraverso lo schermo (televisione, internet), che ha poi effetti importanti sul nostro modo di vedere e vivere la realtà (distorta). Questo è il tema principale della mia ricerca artistica degli ultimi anni e l’idea del Golem ci rientrava perfettamente.”
In che senso la tua opera rappresenta l’universo golemico? O meglio, in che senso l’universo golemico trova rappresentazione in un’opera che fonde i due universi, interno ed esterno? E quali sono esattamente i due mondi che si contrappongono?
M.K.: “L’universo golemico (cilindrico = universale) è diviso in due mondi:
– quello “esterno”, cioè la realtà concreta e materiale, la parte esterna del “cilindro”, corpi nudi e le loro abitazioni concrete (anche nel doppio significato inglese) (l’idea “realtà” è tuttavia discutibile, visto che ci viene sempre presentata attraverso gli schermi – non devi dimenticare che l’opera stessa è frutto dell’immaginazione dell’artista, in questo caso io).
– quello “interno”, cioè l’immaginario, lo “spazio interno” della mente umana. La parte interna del cilindro è composta da specchi leggermente ondulati, con due elementi introdotti: l’Occhio (vedere), che è lo strumento della creazione e il Cuore (vivere), che ha la capacità di animarla. Entrambi gli elementi sono trasparenti e quindi si riflettono all’infinito, ma in modo sempre più distorto e frammentato, in questo spazio di specchi irregolari. L’essere immagina ma, a sua volta, anche esso è immaginato, ad infinitum, con una tendenza ad annullare se stesso (per via della distorsione crescente).
Devo inoltre sottolineare che non esiste una sola interpretazione giusta e assoluta, l’atto di realizzare un’opera d’arte va oltre le parole e spesso anch’io “scopro” delle interpretazioni nuove, molto tempo dopo aver eseguito il lavoro.”
Dunque, cosa guarda “l’occhio del Golem”?
M.K.: “L’occhio del Golem guarda se stesso.”

Tra memoria e destino

“I tuoi occhi videro il mio golem
e nel tuo libro erano scritti
tutti i giorni destinati a me
prima che ne esistesse uno.”
(Salmo 139 :16)

La leggenda ebraica del Golem, un fantoccio d’argilla che può essere animato con poteri cabbalistici, è stata da sempre un punto di partenza per molti creativi, dagli scrittori ai cineasti, dai filosofi agli scienzati. Molti lo hanno trasformato in un simbolo della tecnologia, altri considerano il Golem rappresentativo del pensiero moderno in assoluto, capace di adattarsi alle circonstanze e al tempo presente.
Nel 2001 Maria Korporal ha realizzato l’installazione “L’occhio del Golem”, in cui ha definito il Golem un simbolo dell’immaginario moderno. Ora, dopo tredici anni, ha ripreso l’argomento nel suo nuovo video “Tra memoria e destino”.
Con il Golem, l’umanità cerca di creare un clone di se stessa e riempirlo con memoria – la nostra memoria collettiva, che aumenta ogni istante e pretende di contenere tutta la storia umana. Negli ultimi decenni la memoria digitale è cresciuta in modo travolgente. Questo costante flusso di dati in entrata e in uscita influenzerà il nostro destino? Possiamo manipolare il futuro con i nostri ricordi? L’umanità ha il potere di accendere e spegnere i suoi cloni, come il Golem, annullando la E sul suo corpo, che trasforma EMET, “verità”, in MET, “morte” – o viceversa. Quando la macchina viene spenta, il flusso di dati si interrompe, come accade nel video. E il cane nell’ultima scena, giocherellando con carcassa del monitor, ci fa rendere conto del nostro destino: “Polvere sei e in polvere tornerai”.

titolo originale: Between Memory and Destiny
tecnica: Experimental video and animation
durata: 4’29”
anno: 2014
musica: excerpt da “The Last Call” di Globoscuro (Emiliano Pietrini e Fabrizio Barsanti)
testi: excerpt da “The World History Project” – Wikibooks
cast: cani e persone di Berlin-Neukölln, Astrid Astra Indricane, Maria (Felix) Korporal
concept, camera, animazione, effetti e montaggio: Maria Korporal