L'attaccapanni
a cura di Giuseppe Salerno
• Mostra
dal 27 ottobre al 5 novembre 2006
• Vernissage: venerdì 27 ottobre 2006 alle ore
18:00
• Caffè Letterario, via Ostiense 95, Roma
Opere di
Enrico Abenavoli, Pasquale Altieri, Luigi Ballarin, Riki Bandelj, Piergiorgio
Baroldi, Giorgio Bartoli, Giuseppe Canali, Anna Maria Capece Minutolo e Delia
Carnioli, Giovanni Carpentieri, Lucia Cenni, Maria Teresa Ciammaruconi, Anna
Del Vecchio, Gerardo Di Salvatore, Vittorio Fava, Lucilla Frangini Ballerini,
Mario Giuliani, Marina Joppolo, Lughia, Bianca Madeccia, Ugo Magnanti, Gabriele
Mazzara, Francesca Musella, Franco Ottavianelli, Valentina Pallagrosi, Massimo
Palumbo, Pasquale Pazzaglia, Giampietro Preziosa, Eliana Prosperi, Bruno Regni,
Simona Rinciari, Angela Scappaticci, Piero Sensi, Marco Staffaroni, Maurizio
Tiberti, Ivano Tomat, Valter Vari, Riccardo Wilczek, Zweiart
Zweiart presenterà > l'Attaccapanni di
Zweiart mobile.
L’abito non fa il monaco! Ascoltando infinite volte questa “verità”,
sono cresciuto nella convinzione che a fare di noi un santo o un diavolo non
fosse l’aureola accompagnata dal pallore del viso e o il rosso infuocato
di un corpo peloso. Poi un bel giorno qualcuno, qualcuno da cui dipendeva il
mio futuro, indicando i capelli lunghi e l’abbigliamento poco a modo concluse: “…e
si ricordi che l’abito fa il monaco!”.
Ho allora scoperto l’umanità griffata e, svanite le mie poche certezze,
ho continuato a navigare, questa volta a naso, tra superficie e profondità sino
ad approdare ad una convinzione nuova: gli uomini e il mondo sempre si dividono
in due: il giorno e la notte, il bianco ed il nero, il maschile ed il femminile,
il bello ed il brutto così come il destro ed il sinistro.
Soltanto più tardi, lungo questo mio percorso, sono inciampato nell’Arte
ed ho capito che il destro può essere anche sinistro, che bello e brutto
sono funzione di un tempo e di un luogo e che tra maschile e femminile non c’è alcun
fossato. Così ho apprezzato l’infinita gamma dei grigi e ho provato
pienezza nel fissare all’orizzonte ogni varianza dell’alba e del
tramonto.
Da allora ogni realtà mi appare unica e sempre diversa e per quanto i
recinti mentali, funzionali all’organizzazione, tentino l’incasellamento
di ogni cosa, è soltanto l’accettazione della diversità e
l’amore per la continua scoperta a dare senso alla mia vita.
Oggi, che di monaci senza abito e di abiti vuoti ne ho conosciuti tanti, non
mi pongo più il problema e mi trovo di fronte ad una sola incontestabile
certezza: è l’abito a fare l’attaccapanni!
Giuseppe Salerno
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